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Nehmati ed un arco che non si stanca mai

Olimpica prima, paralimpica dopo. Prima quarantanovesima, poi prima. Il tutto con il suo amico del cuore, l'arco. Zahra Nehmati ha vissuto un'estate a tutta, spendendola in gran parte a Rio. Il Maracanà l’ha accolta prima in silenzio, poi con gli applausi durante la cerimonia di apertura. Non conosceva la sua storia, la storia dell’arciera iraniana, la sua prima e la sua seconda vita sportiva, quella dopo l'incidente. Prima della sedia a rotelle, lei pensava di andare ai Giochi con il taekwondo. Nella sfilata olimpica, indossava una tuta bianca che le copriva anche il capo, poi una fascia rossa sulla fronte e un sorriso radioso. Di chi sa di vivere qualcosa che non vale soltanto per sé. “Questo è un messaggio per tutte le persone che sono disabili e che vivono chiusi in casa, non immaginando niente di questo. E invece tutto è possibile”, ha detto dopo aver portato la bandiera dell’Iran.

La sua presenza a Rio è stata tante cose insieme: è stata una delle pochissime atlete della storia, la prima fu l'italiana Paola Fantato, a gareggiare sia alle Olimpiadi sia alle Paralimpiadi; il suo portare la bandiera di un Paese dove lo sport femminile non è molto spesso incoraggiato, significa la speranza che le sue connazionali diventino sempre più protagoniste. Al Sambodromo, lo stadio del Carnevale "prestato" al tiro con l'arco, il suo sorriso contagioso ha colpito volontari e compagne di gara. Non immaginatevi una ragazza impaurita magari dal gesto fuori protocollo: la trentunenne Zahra ha regalato pure ai fotografi la sua simpatia. Chiaro che le sarebbe piaciuto sfidare altre coreane, quelle del taekwondo, quelle della vita prima. “Ma ora devo ringraziare il mio Paese per l’opportunità che mi ha dato”. L’importante è battersi, provarci, non fermarsi davanti a muri che deve conoscere bene.

Dopo l'esperienza olimpica, Zahra si è confermata medaglia d'oro nel tiro con l'arco paralimpico. La sua estate piena di gare si è chiusa quindi alla grande. E lei non ha alcuna voglia di smettere di provarci: Olimpiadi o Paralimpiadi, non fa differenza.

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